PER NOI SARA' SEMPRE E COMUNQUE UN DISASTRO AMBIENTALE

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lunedì 10 novembre 2014

IL PUNTO SULLA BONIFICA DELL’AREA EX VACCARI


      

 
 

Tra le vertenze ambientali che ci riguardano più da vicino e di cui siamo costretti ad occuparci,  abbiamo ritagliato un po’ di tempo per farci un quadro generale del caso ex Vaccari.  Caso  ex Vaccari ?    eh si !   Letti certi articoli di giornali e valutate le informazioni raccolte siamo legittimati a chiamarlo proprio così.

Abbiamo preso visione del Piano Operativo di Bonifica  datato Luglio 2014 redatto da Tecnitalia Ingegneria che però non riporta il vero stato di inquinamento del Sito. La quantità e qualità di inquinanti presenti è largamente sottostimata così come lo sono i costi con ovvie implicazioni sull’ Analisi di Rischio.

Nello studio si parla di 670 metri cubi da smaltire/recuperare in impianti autorizzati pari a  circa 1.200 t adottando un peso di volume del terreno in banco pari a 1,8 t/m3.  Il costo previsto dell’ operazione 85680 euro.

 

Per ciò che attiene alla futura destinazione d’ uso si legge:

 

   sulla base dei valori di Concentrazioni Soglia di Rischio (CSR) ottenuti per ciascun

scenario, nel documento Analisi di Rischio approvato dagli Enti, sono stati ipotizzati i

seguenti interventi di bonifica:

in caso di mantenimento dello scenario Industriale

Rimozione degli hot-spot relativi ai punti P10 e P31 con obiettivo di bonifica CSR

“Industriali”;

in caso di variazione dello scenario da Industriale a Residenziale

Rimozione degli hot-spot relativi ai punti P10, P27 e P31 con obiettivo di bonifica

CSR “Residenziale”;

Interruzione dei percorsi di esposizione “ingestione di suolo” e “contatto dermico”

attraverso opere di impermeabilizzazione dell’area (terreno naturale nelle aree a

verde, asfalti per le strade, solette in calcestruzzo per gli edifici, pavimentazioni

sportive e/o autobloccanti per le aree ludiche o di passaggio, etc.).

Ai sensi del D.Lgs. 152/06, non avendo attualmente mutato la destinazione d’uso del

sito, si rende necessario attuare quanto previsto per lo scenario industriale.

Tuttavia, non potendo escludere per il futuro un diverso utilizzo dell’area, il presente

progetto operativo di bonifica propone di raggiungere nei punti P10, P27 e P31 come

obiettivi di bonifica i valori di Concentrazioni Soglia di Rischio (CSR) previsti per lo

scenario residenziale.

Tale intervento permetterebbe infatti di rendere il sito conforme alla destinazione d’uso

attuale e, nel contempo, predisporlo per un eventuale successivo cambio di destinazione

d’uso ..

           

Ma durante gli scavi la situazione che era stata ipotizzata si è rivelata molto diversa, l’ inquinamento è stato riscontrato più in profondità con un’ espansione in orizzontale.

Dal sopralluogo di Arpal  del 18/7 2014 risulta:

 

 

  … “nella stessa giornata si proceduto ad effettuare un sopralluogo all’interno dell’azienda da cui

si è riscontrato quanto segue:

- Il materiale di scavo proveniente dalla bonifica dell’area esterna è stato depositato

all’interno di un capannone su area impermeabile ed è stato suddiviso, per quanto

possibile nel corso delle operazioni di scavo, in: terreno probabilmente non

contaminato per una quantità di circa 150/200 mc;. terreno contaminato identificabile

probabilmente come rifiuto non pericoloso per una volumetria visivamente quantificabile

in circa 800 mc; terreno fortemente contaminato e vecchi fusti interrati

probabilmente identificabili come rifiuti pericolosi per una quantità stimabile in circa 850

mc. Le volumetrie sopraindicate sono state desunte anche considerando che lo scavo

eseguito ha una superficie di circa 400 mq per una profondità media di circa 3,5 metri

per un volume in banco di circa 1400/1500 mc. Nel corso dello scavo il volume si

presume aumenti di circa il 30% e pertanto la quantità totale di terreno scavato e

depositato all’interno del capannone si aggira intorno ai 1800/2000 mc. suddiviso come

sopra indicato. Il terreno è contaminato soprattutto da idrocarburi pesanti probabilmente

derivati dalla pulizia e manutenzione dei vecchi forni aziendali utilizzati per la cottura

delle ceramiche.

- In altri capannoni sono stati rinvenuti, come segnato anche dal Comune, varie tipologie

di contenitori, soprattutto in plastica, di volume compreso tra i 20 e i 1000 litri contenenti

per la stragrande maggioranza sostanze liquide. Tali liquidi erano utilizzati

probabilmente nel processo produttivi aziendale, in alcuni casi i contenitori sono ancora

imballati e sigillati in altri si evidenza un volume residuo. Considerando il numero dei

contenitori presenti, circa 400 e le volumetrie degli stessi, la quantità di liquido

complessivamente presente nei vari contenitori potrebbe essere stimabile intorno ai

30.000 litri. Il prodotto presente nei vari contenitori, dalle etichettature ancora leggibili,

sembrerebbe costituto soprattutto da sostanze chimiche quali basi, acidi, detergenti,

solventi e sostante di varia natura utilizzate per la colorazione e pigmentazione del

materiale ceramico prodotto. Considerato che tali prodotti per varie ragioni (scadenze,

cattiva conservazione, differenti processi produttivi attualmente utilizzati, ecc.) non sono

più utilizzabili come materie prime devono essere considerati “rifiuti” e come tali avviati

a smaltimento e/o recupero. Inoltre, considerato che le etichettature indicano fasi di

rischio “tossico”, “nocivo”, “pericoloso”, ecc. si può ragionevolmente ritenere che tali

rifiuti siano da classificarsi, nella maggior parte dei casi, come rifiuti pericolosi..”
 Di tale quadro si è potuto apprendere grazie all' esposto di Francesco Ponzanelli esponente di minoranza nel Consiglio Comunale di Santo Stefano, il quale ha presentato nell' agosto 2014 un esposto alla Magistratura spezzina, come si legge in questo articolo del Secolo XIX  >

http://www.ilsecoloxix.it/p/la_spezia/2014/08/01/AR7ZHaUB-ponzanelli_bonifica_vaccari.shtml

In seguito a questo intervento è nata una polemica al calor bianco tra amministrazione e minoranza di centro destra anche perché ai suoi rappresentanti è stato negato l’ accesso ai capannoni per verificare la condizione dei rifiuti che sono stati ammassati qualcuno ipotizza,  senza distinzione tra quelli che si possono considerare “speciali” e quelli “pericolosi”

Certo è che, al presente,  detti materiali giacciono da più di tre mesi all’ interno dei manufatti dell’ ex Vaccari ( in violazione di quanto previsto dal D.lgs. 152/2006 e quindi Arpal ha dovuto comunicarlo alla Procura.  Nell’ attesa di nuovi sviluppi non possiamo fare a meno di censurare il comportamento dell’ amministrazione di S. Stefano  che peraltro, poche settimane fa ha registrato l’ uscita dell’assessore Lazzoni  in polemica col sindaco proprio per la gestione del caso Ex Vaccari.


 

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