PER NOI SARA' SEMPRE E COMUNQUE UN DISASTRO AMBIENTALE

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giovedì 2 gennaio 2014

NAVI DEI VELENI .. MA CHI LE BONIFICA ?


Il Convegno sulle navi dei veleni svoltosi qualche settimana fa in Provincia è stato il quarto che io ricordi guardando a ritroso di una decina d’ anni ma sicuramente ve ne sono stati altri. Per questa ragione mi sto chiedendo quali altri obiettivi abbiano queste iniziative oltre a quello di evitare l’archiviazione del caso o quello del “non dimenticare” un fatto storico. Il fatto di cui stiamo parlando, possiamo non dircelo ma è così, non è diverso da altri accaduti nel nostro paese intendo quelli che vengono identificati come “misteri d’ Italia”. Quindi alla domanda ho risposto scartando l’ipotesi che l’ obiettivo possa essere quello del recupero i veleni infustati ed inabissati nelle carrette del mare. Provate ad immaginare un governo che ordina di farlo alla Marina Militare (che pure sa dove sono le navi dei veleni), che stanzia centinaia di milioni per recuperare del materiale che sta a 2000, 3000 metri di profondità ( che può anche essere radioattivo e quindi pericoloso ), che lo porta a terra, che riesce a vincere la sindrome Nimby trovando un sito di stoccaggio e che poi effettua il trattamento di bonifica. Il SIN di Pitelli è stato di competenza dello stato per 13 anni e tutto quello che si è fatto è una caratterizzazione della parte mare eseguita altrimenti Tar Liguria e CdS (interpellati dai Comitati) avrebbero bloccato ogni intervento nel Golfo, ed una caratterizzazione incompleta della parte terra. Per esempio nelle aree militari ricadenti nel SIN nessuno è entrato. Metà della Polveriera di Vallegrande è stata riconosciuta perimetro ad alto rischio ambientale per 13 anni eppure in tutto questo tempo lo stato non è riuscito a mettere d’accordo due Ministeri e procedere alla caratterizzazione del sito. Tanto meno a verificare se, come ha riferito un testimone alla RAI nell’ormai lontano 1997, le gallerie scavate sotto le colline di Pitelli durante le due guerre siano state riempite di rifiuti bellici ed industriali. Non solo, lo stato non è ancora riuscito ad ottenere neppure i progetti di bonifica delle tante diverse aree inquinate e qualora li ha ottenuti come nel caso della discarica di Ruffino Pitelli l’esito ha consentito al proprietario di riaprire l’impianto dove finiscono i fanghi provenienti dal dragaggio dei canali Dorgia e Fossamastra. Stante poi a quanto deliberato da Miniambiente nel 2008 e quanto affermato dalla Dott. ssa Minervini (attuale responsabile del SIR di Pitelli per la Regione Liguria)in merito alla gestione dei fanghi di dragaggio del Porto è da ritenere che presto anche questi possano interessare il Perimetro di Bonifica in particolarer l’ex discarica di Saturnia. Che dire poi del sito di stoccaggio provvisorio prolungato di Monte Montada che percola praticamente dentro Saturnia. E dell’area di stoccaggio dell’ex Ipodec dove ancora giacciono residui della raffinazione del petrolio. Ricordo perfettamente quando il comandante Castiglia mi raccontò di aver trovato dei fusti rotti dai quali fuoriusciva una morchia nera durante un’ ispezione della Forestale spezzina. Questa roba stà ancora tutta lì, si sa dov’ è, si sa da dove viene, si sa chi ce l’ha messa ma non succede assolutamente nulla .. tranne che un sindaco dica che Spezia è il modello delle bonifiche. Spero capiate cosa ho voluto dire … se a terra ad un passo dalla città vi è una situazione simile della quale in pochissimi si sono interessati, ditemi voi se è logico aspettarsi che lo stato risolva positivamente la questione delle navi dei veleni. Trovo altresì che vi sia una netta sproporzione tra l’ interesse per questa questione e ciò che accade in tempo reale sotto i nostri occhi. Per come la vedo io il caso delle navi dei veleni si presta bene per la scrittura di libri ma rischia di diventare soprattutto un esercizio oratorio, un argomento per tutte le stagioni, una vertenza dalla quale si traggono facilmente meriti senza incrociare le armi con alcuno.